#DontBeTheOne: il 29 ottobre si celebra la giornata mondiale contro l’ictus
Roma, 6 luglio 2020 – Tieni sotto controllo pressione, colesterolo, glicemia e malattie cardiache (soprattutto fibrillazione atriale che causa il 20% degli ictus); non fumare, non consumare alcolici in eccesso e non fare uso di droghe; svolgi un’attività fisica moderata e costante; segui una dieta sana ed equilibrata riducendo il sale che aggiungi negli alimenti, monitora il tuo peso. Poche, semplici indicazioni che però sono fondamentali per la prevenzione dell’ictus cerebrale: modificare il proprio stile di vita, curando alcune patologie che ne possono essere causa, significa effettuare una prevenzione attiva alla portata di tutti, mettendo in atto tutte le strategie necessarie per evitare l’ictus e le sue conseguenze.
Il 29 ottobre si celebra, come ogni anno, la Giornata Mondiale contro l’Ictus Cerebrale e la World Stroke Organization ha voluto – per questa edizione 2020 – accendere i riflettori sul tema della prevenzione, lanciando l’hashtag #DontBeTheOne: “1 persona su 4 verrà colpita da ictus nel corso della propria vita, non essere tu quella persona”, sottolineando il fatto che ben l’80% di tutti gli ictus può essere evitato, partendo dalla individuazione dei fattori di rischio sui quali ognuno di noi può intervenire.
Bisogna per prima cosa distinguere tra prevenzione primaria, quella di soggetti che non hanno sofferto di eventi cerebrovascolari e prevenzione secondaria, mirata invece a prevenire un nuovo episodio in chi è stato già colpito da ictus.
Alcuni dei fattori di rischio – quali ad esempio sesso, età e familiarità – non sono modificabili e non dipendono, quindi, dal comportamento del singolo; ma è anche vero che, fortunatamente, la maggior parte dei fattori di rischio ictus sono modificabili. Ecco qui di seguito i principali consigli:
- Controllare periodicamente la pressione arteriosa, i valori di glicemia e colesterolemia, verificare l’eventuale presenza di fibrillazione atriale
- Astenersi dal fumo
- Non eccedere con il consumo di alcolici
- Seguire la dieta mediterranea (ridurre il sale nei cibi ed evitare una dieta eccessivamente ricca di grassi di origine animale come i derivati del latte, carni grasse, salumi);
- Svolgere regolare attività fisica (è sufficiente praticare abitualmente un moderato esercizio fisico, come camminare, fare le scale, ballare, andare in bicicletta o in piscina: attività praticabili a tutte le età).
Chi ha già avuto un ictus cerebrale dovrebbe:
- Effettuare almeno 2 volte l’anno le visite di controllo programmate sia dal neurologo che da altri eventuali specialisti, come ad esempio il cardiologo
- Eseguire, dove richiesto dal neurologo, esami strumentali di controllo, tra cui l’Ecocolordoppler dei vasi del collo, il Doppler Transcranico e l’Ecocardiogramma
La miglior prevenzione per eliminare i fattori di rischio elencati si basa soprattutto sull’adozione di corretti stili di vita: una dieta ipocalorica e iposodica, ad esempio, previene contemporaneamente il sovrappeso, l’ipertensione, il diabete e l’ipercolesterolemia, così come la cessazione dell’abitudine al fumo, all’alcool o sostanze stupefacenti riduce il rischio fino all’’80%. In caso di ipertensione conclamata, la terapia suggerita dal medico avrà una grande importanza preventiva, così come nel caso di soggetti affetti da diabete (in cui il rischio è aumentato circa del 50%) o da altre malattie croniche come ad esempio la fibrillazione atriale.
A.L.I.Ce. Italia Odv (Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale) fa proprio il messaggio definito a livello mondiale e ribadisce la necessità di prevenire una malattia che, per la sua elevata incidenza, rappresenta un problema assistenziale, riabilitativo e sociale di enormi dimensioni. L’azione preventiva contribuirebbe per circa l’80% dei casi ad una massiccia riduzione su scala dell’ictus e al raggiungimento di obiettivi globali per diminuire anche altre patologie quali le malattie cardiovascolari, il cancro, il diabete, e altre cause di invalidità e morte.
In occasione di questo importante appuntamento annuale, l’Associazione continua la sua battaglia contro questa malattia così complessa ricordando, ancora una volta, quali sono i sintomi che vanno riconosciuti tempestivamente:
- non riuscire a muovere o
avere minor forza ad un braccio, una gamba o entrambi gli arti dello stesso
lato del corpo
- avere la bocca storta
- non riuscire a vedere bene metà o una parte degli oggetti
- non essere in grado di coordinare i movimenti o di stare in equilibrio
- non comprendere il linguaggio o non articolare bene le parole
- essere colpiti da un violento e molto localizzato mal di testa, diverso dal solito
Se improvvisamente compare anche uno solo di questi sintomi, occorre non aspettare. È necessario chiamare subito il 112 (in quelle regioni dove è attivo il Numero Unico di Emergenza) o il 118 perché, nel caso di sospetto ictus, il personale del centralino e quello dell’ambulanza sono in grado di attivare un particolare protocollo che indirizza velocemente all’ospedale più adeguato ovvero a quello in grado di gestire la fase acuta dell’ictus: è fondamentale infatti essere ricoverati nelle Unità Neurovascolari (Centri Ictus o Stroke Unit), reparti altamente specializzati per l’inquadramento clinico-diagnostico-terapeutico e la miglior gestione della malattia, dalla fase acuta alla riabilitazione neuromotoria e cognitiva precoce fino alla prevenzione delle possibili complicanze, con il trattamento dei fattori di rischio modificabili.
L’ictus cerebrale, nel nostro Paese, rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. Dei 150.000 italiani circa che ne vengono colpiti ogni anno, la metà rimane con problemi di disabilità di varia entità; attualmente sono circa 1 milione i sopravvissuti con esiti di ictus più o meno invalidanti.
Il fenomeno, però, è in crescita, anche per l’invecchiamento progressivo della popolazione, motivo per cui sarà sempre più necessario affidarsi alle strategie di prevenzione per gestire in modo sostenibile e adeguato la patologia nel lungo termine e in un contesto di cronicità e comorbidità.