Antonio è in palestra ed io mi sono trovata un posto al sole, riparato un po’ dal vento, che oggi è di forte intensità. Il mio sole, la mia carica insieme ai nostri figli ed a ALICE.
Oggi il nostro ictus compie 13 mesi.
Se fosse un bimbo, si potrebbe dire che il più è fatto: mangia di tutto, cammina e di solito comincia a parlare.
I genitori ritrovano la tranquillità.
Io, invece da qualche giorno ingoio lacrime.
Un interrogativo mi tormenta.
FINO A QUANDO?
Fino a quando riuscirò a prendermi cura di Lui?
E’ una domanda che mi si presenta appena mi sveglio e mi accompagna fino a quando vado a dormire. E molto probabilmente sarà anche nel mio sonno.
E’ da quando ho saputo che una signora, che conosco, ha ricoverato in una struttura il marito, malato di Alzheimer.
Dopo anni di cure amorevoli ha dovuto prendere questa sofferta decisione.
L’ avevo incontrata durante l’estate, mi diceva di essere sfinita.
FINO A QUANDO IO CE LA FARÒ?
Questa mattina ho capito che a questa domanda posso solo rispondere con un NON LO SO.
E quindi è inutile che me la ponga. E’ una domanda che mi sottrae energia. E’ una domanda che mi impedisce di “mettere una gamba davanti all’altra e di non avere paura”, come ha detto ieri la Senatrice Liliana Segre durante un’ intervista nel Giorno della Memoria.
C’è solo l’OGGI! E oggi sorrido ascoltando ABBI CURA DI ME di Simone Cristicchi. Impariamo a cercare le PAROLE che curano
Laura